venerdì 19 dicembre 2014

Lettera a un amica.




Gentile amica,

                oggi è una bella e tranquilla domenica, la terza domenica di Avvento e in ognuno di noi, in qualche modo, si è svegliata la speranza, pensando, specialmente, all’anno che verrà. Conto già i miei anni, sì, anche i giorni e ogni volta che mi sveglio di buon mattino so che mi è stato regalato un nuovo giorno.
Non è facile essere vecchi, e nemmeno facile pensare a cosa si lascia dietro. Forse si doveva chiedere perdono a tante persone, dare più abbracci, gesti di tenerezza.
60 anni fa sono andata via dalla mia Austria, ma nel cuore sono rimasta figlia della mia Patria. Non è facile inserirsi in altre culture, in altri mondi, per questo chi viene tra di noi, chiedendo aiuto, direi anche salvezza, si deve aprire il cuore.
Non ho mai trovato chi mi aspettava, ma erano anche tempi duri (1954) e noi ci accontentavamo. Oggi viviamo un’altra crisi, la cattiveria, la rabbia, la prepotenza distrugge l’umanità che c’è in noi o quello che dovrebbe essere. Papa Francesco, in ogni suo discorso, mette il dito nella piaga ed è solo da sperare che venga capito. Non c’è pace se non si comincia nel piccolo, nella propria famiglia. Se non si sostengono le madri disperate, sole, ci saranno sempre nuove piccole vittime innocenti. Non sempre una madre riesce a superare la sua disperazione e poi ci chiediamo. “come può una madre fare del male a proprio figlio?”.
Ho scritto questa lettera con tutt’altro intento, volevo parlare con te amica mia, volevo guardare insieme a te a una serena domenica, ma i miei pensieri spesso fanno dei salti.

Con affetto Edith



Robert Hagan
Impressionista contemporaneo Australiano

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